“Per il culo si prendono le supposte, non le persone.” Ecco la prima perla letta questa mattina su una storia di IG. Ero ancora sotto al mio piumone e leggendola ho pensato: che stronzata! Entro in doccia e mentre a poco a poco provo a svegliarmi davvero inizio a pensare alle “prese per il culo” che sistematicamente mi trovo ad affrontare senza nemmeno rendermene conto. A volte metto in serio dubbio la mia intelligenza. Non so come affrontate voi le delusioni, io faccio fatica, un’immensa fatica. Però poi di colpo mi passa. Bipolarismo? A me piace definirla una presa di coscienza.
La parte più brutta delle delusioni è che non te le aspetti e tutto ciò a cui non siamo preparati ci lascia sempre un po’ imperterriti e mal sorpresi. Spesso non è tanto il torto subito a ferirci, ma l’idea che ciò che abbiamo sentito e che ciò di cui eravamo certi era fatto di niente, di aria fritta, di sabbia che alla prima ondata si mischia al mare.
Il dolore di una presa per il culo è direttamente proporzionale alle illusioni e al tempo. Anche se è vero che potete illudere moltissimo, in pochissimo tempo, e dare piccole prese per il culo in un tempo prolungato. Ma poi si riduce tutto a questo. E quando il tempo e le maschere finiscono, finisce anche chi vi prende per il culo. Ed è un peccato. O almeno, è così per me. Per me che piuttosto che stare attaccata a stupide speranze come un’ingenua mollo la presa. Preferisco cadere col culo a terra e poi rialzarmi, a testa alta. Che spaccarmi le braccia e rimanere appesa a un’idea immaginaria fatta a misura di scudo, per giustificare sempre i comportamenti degli altri. Non permettete mai a nessuno di farvi stare in equilibrio tra i loro “oggi mi stai bene” e i “poi domani vediamo se ti cerco oppure no”. Mandatele a fanculo le persone così, che è l’unico posto in cui possono stare, un po’ come le povere supposte.
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