La personcina speciale di cui vi parlo oggi a “Ti dico di me” è Martha Polin. L’ho conosciuta circa un anno fa, e per mesi ci siamo sentite solo tramite Instagram e Whatsapp, fino a che ad agosto dello scorso anno l’ho raggiunta a Treviso per farmi il regalo più bello e importante di tutta la mia vita. Martha all’epoca era solo l’allevatrice di Otto, il mio meraviglioso bassotto. Oggi invece è una delle persone che rappresenta la mia quotidianità e che ha reso la sua presenza nella mia vita il valore aggiunto che mi mancava. Conoscerla mi ha permesso di imparare ad esplorare un nuovo mondo, fatto di code che scodinzolano, pedigree e amore. Oggi la intervisto perché voglio regalare anche a voi un pezzo di gioia e conoscenza di un campo poco compreso e spesso dato per scontato, ovvero quello degli allevamenti per cani, nel suo caso il mondo di Casa Martha’s, un allevamento di bassotti.
<<Ho già detto troppe cose io, ma dicci anche tu qualcosina di te!>>
<<Sono Martha ho 25 anni e sono di Treviso (Veneto) e visto che mi stai intervistando proprio per questo aggiungo che sono allevatrice di bassotti da 5 anni. >>
<<Io quando penso agli allevamenti mi vengono in mente i film girati in fattoria o in Australia tipo le sorelle Mc Leod, quindi spiegacelo tu: cosa significa essere un’allevatrice? >>
<<Immagino che ti aspetti che questa risposta sia scontata e facile per un’allevatrice e invece ti comunico che mi hai messa subito in difficoltà. Se volete sapere cosa sia un allevatore è facile cercarlo su Google e farsi un’idea di quel che é. Ma tu mi hai chiesto cosa significa essere un’allevatrice e qui è giusto dirti che per risponderti adeguatamente devi aggiungere un pezzetto alla tua domanda… ovvero: cosa significa essere un’allevatrice per te? E allora ti risponderei che la verità è che ciò che mi fa sentire tale è il fatto che per me i miei cani sono il centro del mio mondo, della mia quotidianità e che la passione per questo lavoro mi aiuta nei momenti di sconforto, ma è solo una parte minima di tutto ciò che ruota attorno alla figura dell’allevatore. Esserlo significa rinunciare spesso a quello che caratterizza la giornata di un ragazzo della mia età, quindi niente feste, poche uscite fuori casa, vacanze praticamente nulle, rimpatriate di famiglia solo se vicine e se durano poco tempo perché forse sta arrivando la prossima cucciolata, o sei in auto lontana chilometri che accompagni i tuoi cani ad un’esposizione, uno di loro è ammalato o una femmina è in calore, oppure quel giorno hai l’appuntamento dal veterinario per l’ennesimo vaccino. Un’allevatrice deve saper crescere ed educare i propri cani, deve essere in grado di tarare e dosare il suo amore in egual misura ad ognuno di loro, deve dimenticarsi di cedere ai vizi, nutrirli in maniera adeguata, pulire costantemente, soddisfare le loro esigenze e studiare costantemente per il loro benessere e per creare il miglior standard di razza possibile. Dai, lo vedi quanto è bello il mio lavoro?>>
<<Ma come ti è saltato in mente a soli vent’anni di privarti di così tante cose per iniziare a lavorare in questo mondo?>>
Questa cosa potrebbe sembrare assurda, ma ciò che ha suscitato in me questa curiosità e questa voglia di cimentarmi in un mestiere simile non sono stati altri cani, ma un allevamento di Maine Coone che per chi non lo sa è una razza di gatti enormi. Questo allevamento apparteneva e in realtà appartiene tutt’ora a mia zia. Per me lei era una supereroina da contemplare con ammirazione. Lavorava di continuo, dedicava tutto il suo tempo a loro e il suo telefono andava a fuoco: tutti volevano i suoi gatti. Un’altra forte influenza è stata poi quella di mia mamma, fissata e innamorata dei bassotti, li ha sempre avuti e li ha sempre trattati come parte della famiglia amandoli come fossero figli. Unite le due cose a 18 anni con i primi soldi guadagnati sono andata alla ricerca dell’allevamento più grosso e rinomato dei dintorni. L’idea era quella di prendere una bassottina e di iniziare questo viaggio insieme a lei, ma arrivata lì non ho potuto fare a meno di prenderne due. Questo primo allevamento è stata la mia fortuna, mi hanno accolta e fatta crescere a livello professionale, accompagnandomi in ogni processo. Mi sono sentita presa per mano, sostenuta ed aiutata in tutto e per tutto e questo mi ha insegnato che con le giuste istruzioni, la dedizione e l’impegno anche io avrei potuto fare l’allevatrice e accompagnare i miei cuccioli anche dopo la loro nascita, nelle loro future famiglie. Cosa sono le feste e il divertimento di un ventenne in confronto? E poi, non è che io non abbia proprio fatto nulla, ho solo dovuto decidere dosi e priorità.>>
<<Immagino che le rinunce e l’impiego di tempo non siano le uniche “cose” difficili. Quali sono le altre difficoltà significative per un’allevatrice?>>
Dovrei farti una lista infinita, ma credo che le principali siano quelle riferite allo stato di salute dell’animale, ai parti che spesso sono difficili e colmi di complicazioni, l’organizzazione delle gare e la ricerca di persone affidabili su cui puoi contare per aiutarti almeno nelle trasferte e nella preparazione alla gara. Io ora collaboro con un Handler davvero straordinaria. Poi oltre a questo ci sono le piccolezze, i dispetti dei cuccioli, ma anche dei più grandi che a volte sembrano eterni adolescenti pronti a fartela pagare.>>
<<Ti sento parlare di gare, di parti, quindi oltre alle tante difficoltà credo che il tuo lavoro porti con sé anche tanti aspetti positivi. Quali sono le soddisfazioni più grandi per un’allevatrice?>>
Nonostante le difficoltà siano molte, le soddisfazioni sono di più! Partiamo dal presupposto che ogni giorno, quando vedi una coda scodinzolare o un cane correrti incontro con amore, significa che hai fatto bene il tuo lavoro, e io al momento ho 8 cani, e quindi questa soddisfazione va amplificata ogni giorno. Vincere delle gare è soddisfacente, sì, perché permetti al mondo dell’allevamento di far conoscere i tuoi cani, di mostrare il tuo impegno e di dimostrare a te stessa che stai facendo un buon lavoro. Ma la soddisfazione più grande di tutte, e credo sia quella che mi spinge ogni giorno a fare meglio e di più, è che accompagno le mie bassotte nel meraviglioso viaggio della gravidanza, aiutandole a dare alla luce vita nuova. È inspiegabile l’emozione che provo quando una famiglia o una ragazza/ragazzo vengono da me per conoscere il loro nuovo compagno di vita. Tocchi con mano la gioia, la vedi nei loro occhi, negli sguardi, nei primi contatti, ed è davvero assurdo che questa gioia in un qualche modo tocchi anche me. Scelgo con cura chi farà parte delle vite dei miei cuccioli. So che sto regalando amore e felicità per minimo 15 anni, e pretendo che loro ricevano la stessa fortuna, ogni tanto mi sento una specie di Babbo Natale a tempo indeterminato.>> E io ne so qualcosa… (ndr).
<<Prima di conoscerti io non sapevo che per mantenere un pedigree i cani dovessero fare delle gare. E anzi, ho sempre sentito questa parola senza nemmeno sapere realmente cosa fosse, quindi ti va di spiegarci cos’è un pedigree?>>
Il pedigree è il certificato di iscrizione ai Libri Genealogici degli animali. In questo documento sono annotati i dati identificativi dell’animale, nel mio caso del cane, la razza di appartenenza, la sua genealogia e i dati anagrafici del proprietario e dell’allevatore. È un documento essenziale per gli allevatori, proprio perché di un cane fornito di pedigree si conoscono esattamente la data di nascita, i genitori, i nonni, i bisnonni e trisnonni: si sa chi, tra gli antenati, è stato campione di bellezza o di lavoro in Italia o all’estero. Si sa chi ha allevato il cane, ovvero chi era il proprietario della mamma al momento della nascita del cucciolo.
Oltre che per la possibilità di iscrivere i cani alle gare o per le monte, l’allevatore ha bisogno di questo certificato perché contiene anche le sigle che si riferiscono all’esecuzione delle radiografie ufficiali, per la diagnosi di malattie genetiche ereditarie gravi.
La razza dei bassotti, essendoci la possibilità di diverse sottocategorie e misure, deve procedere con la conferma di taglia per poter avere un pedigree valido. Per farlo bisogna iscriverli ad una gara con riconoscimento ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana ) dove un giudice esperto lo valuterà in tutte le sue caratteristiche e procederà con la misurazione del torace che ne conferma con esattezza il ranch di taglia. I bassotti del mio allevamento possono essere kaninchen, nani, o standard.>>
<<Quindi se ho capito bene, c’è uno studio e una gran ricerca di pedigree per decidere quale maschio dovrà accoppiarsi con una delle tue femmine? È così, diciamo “a tavolino” che vengono scelti i genitori biologici dei futuri cuccioli?>>
<<Esatto, la prima cosa che un buon allevatore deve fare prima di decidere chi saranno i due cani che si accoppieranno per la futura cucciolata è studiare i pedigree del padre e della madre. Nel nostro linguaggio professionale quando parliamo di futuro papà, lo definiamo “futuro stallone”. Lo scopo finale di ogni allevatore è quello di avvicinarsi il più possibile alla “perfezione genetica e genealogica”, costruendo quindi con maschio e femmina un puzzle che possa al meglio coincidere con le caratteristiche che vorremmo raggiungere nei cuccioli. È un discorso complesso per chi non è del campo, e forse mancano diverse spiegazioni prima di arrivare a questo punto. Ma per farla breve si cerca di equilibrare le caratteristiche dei due sessi per arrivare ad un buon cucciolo. Ad esempio se la mamma ha le orecchie corte cercherò un papà con le orecchie lunghe, questo dovrebbe permettermi di creare un cucciolo con orecchie “giuste”. Mi rendo conto che sembra un discorso “brutto e insensato”, ma in sostanza è proprio quello che si fa. Dopo il pedigree e le caratteristiche fisiche è importante anche conoscere il carattere dei due genitori. Ogni cucciolo poi giustamente avrà il suo, un po’ come per noi umani, ma è giusto sempre prenderlo in considerazione.>>
<<Insomma, un continuo studio e un continuo tentativo. E invece come scegli quelli che saranno poi i “genitori adottivi” dei tuoi cuccioli? Io ricordo di averti rotto le scatole fino all’esasperazione. E oltre a questo ricordo le tue domande. Ti va di spiegarci un po’ cosa ricerchi in chi è interessato ai tuoi cuccioli?>>
<<Rompere le scatole come dici tu è stato un punto a tuo favore. Per me l’interesse iniziale, ovvero la richiesta del cucciolo, è poco importante se poi non viene accompagnata dai fatti. Ed essendo lontane chilometri io ho potuto valutare il tuo reale interesse solo grazie al fatto che chiedevi spesso informazioni sulle future cucciolate, o le foto e i video quando è nato, o le informazioni di quando sapevi che dovevamo andare dal veterinario. Se c’è questo con me crei una buona base per poterti poi lasciare il cucciolo. Ma solo questo non è abbastanza. Ci tengo che il duro lavoro delle mie mamme e anche il mio venga ripagato con lo stesso amore che ci metto nel far nascere un cucciolo. Quindi pretendo dai futuri genitori che abbiano il giusto ambiente in cui crescerlo ed educarlo, che possano permettersi di dedicargli tempo e cure se le necessitano. Questo significa a volte fare domande scomode sul clima famigliare, sul contesto abitativo o su quello lavorativo. Ma poco mi importa sembrare ingombrante se è per il bene di un cucciolo. Mentre la “cosa” che odio maggiormente è che al primo contatto con me si chieda subito il costo. Ovvio che per chi deve prendersi a carico un cane è importante sapere la spesa iniziale, ma chiedermelo subito per me significa che stai mettendo in discussione il valore del cane e che ti importa più questo che il resto. Sono dell’idea che nessun euro sia meglio speso, perché quello che ricevi da loro vale molto di più.>>
<<Hai praticamente dato la ricetta segreta ai futuri genitori che verranno a chiederti un cucciolo, ma oltre a questo, dove e come possono contattarti?>>
Mi accorgo se la seguono solo di facciata, quindi non c’è il rischio che possano fregarmi. Io sono reperibile in Instagram https://www.instagram.com/casa_martha/, su Facebook Casa Martha’s o sul mio numero di cellulare 0039 389 000 90 42
<<Io ho finito di annoiarti, spero di essere riuscita a farti delle domande utili a chi vuole conoscere il mondo degli allevamenti o vorrebbe un cucciolo. Tu aggiungeresti altro?>>
<<In realtà si, mi piacerebbe parlare di un momento impegnativo per noi allevatori che è quello dell’occupazione del cucciolo appena nato e il seguito di accompagnamento in un’adozione.>>
<<Perfetto! Tu parla io scrivo.>>
<<Le prime ore e i primi giorni sono i più importanti e i più pericolosi per la vita dei cuccioli. Un buon allevatore deve essere in grado di sostituirsi a tutti i limiti del cane, come ad esempio l’impossibilità di mantenere la temperatura stabile, di aprire gli occhi, camminare, alimentarsi autonomamente. Andiamo con ordine: i primi 2 giorni stanno da soli con la mamma praticamente costantemente attaccati al seno e vengono a poco a poco abituati al tocco con delle leggere carezze facendo attenzione alla possibilità di infezioni, quindi in genere è preferibile usare dei guanti quando facciamo le prime manovre sui nuovi nati. Per aiutarli invece a mantenere la temperatura corporea adeguata bisogna installare delle lampade apposite che generano calore e aiutano a mantenere sterilizzato il loro habitat. Dopo le prime due settimane dovrebbero quindi essere abituati al tocco umano, alla convivenza con la mamma e a percepire le fonti di calore. Dalla seconda settimana possiamo iniziare a stimolare l’udito, le orecchie si “aprono” e loro percepiscono i suoni. Io in genere sfrutto la musica classica, e faccio sentire loro Beethoven, il mare, e rumori rasserenanti per mantenere comunque un ambiente calmo e rilassante. Arriviamo quindi alla terza settimana dove anche gli occhi dovrebbero iniziare ad aprirsi e a fargli percepire quindi attraverso la vista anche il mondo circostante e chi hanno attorno, che di solito sono la mamma, i fratelli e l’allevatrice. Questo gli permette di iniziare a mordersi, a giocare tra di loro, e a socializzare. Piano piano muoveranno le zampe e cercheranno di camminare, in maniera molto instabile e dondolante.
Dalla settima settimana si può iniziare ad avvicinarli agli altri cani dell’allevamento, ma assolutamente non insieme ad altri cani non appartenenti al “branco”.
Dal secondo mese la mamma da il primo approccio educativo. Prova ad accompagnarli nei bisogni, nell’alimentazione, e nel comportamento. Per questo in genere io accolgo le adozioni solo al terzo mese di vita, e non prima. Più il cucciolo sta con la propria mamma, meno complesso è il processo educativo dopo. Ma oltre a questo ci sono anche delle scadenze mediche, come i vaccini, che vanno assolutamente seguite.
Se durante il parto, o subito dopo, la madre dei cuccioli non è in grado di accudirli (per morte o problemi di salute dovuti al parto), è l’allevatore a doversene occupare, sostituendosi completamente al genitore. Questo è difficile, impegnativo e carico di responsabilità a causa delle conseguenze anche mortali che potrebbero avere certe manovre, come ad esempio l’inserimento di un sondino naso gastrico per l’alimentazione.>>
<<Arrivati al terzo mese, e fatte le tue scelte sui futuri genitori, spiega un po’ cosa succede. Io ad esempio ho scelto il tuo allevamento anche perché mi hai garantito un accompagnamento post adozione. Otto è il mio primo cane, cucciolo per di più, quindi per me questo era un punto fondamentale, ma purtroppo so per esperienza personale che in pochi seguono anche post adozione.>>
<<Si, purtroppo è una realtà ricorrente. Forse questa è la differenza tra allevamenti medio-piccoli e grandi allevamenti. Il mio impegno ora si basa su 8 cani adulti, ma nel momento in cui la crescita dell’allevamento mi porterà ad averne il triplo evidentemente il seguito post adozione lo immagino più impegnativo e difficile, ma non per questo assente. Il mio parere personale è che se sei un buon allevatore ogni cucciolo che esce dal tuo allevamento rimane comunque sempre un tuo cucciolo. Quindi per me è ovvio, scontato e corretto che i cani che escono da Casa Martha’s vengano seguiti a tempo indeterminato. Nel tuo caso era semplice inesperienza data dal primo cane, in altre occasioni si tratta di padroni che hanno già un cane e hanno bisogno di essere sostenuti nella socializzazione, accettazione e divisione delle “cose”. Oppure c’è chi è interessato alle gare o alle monte e quindi credo sia importante avere una figura di riferimento. E chi, dopo tutto quello che ho spiegato qui, non vorrebbe proprio la persona che ha “creato” questo esserino? Io sono affezionata ai miei cuccioli, sono pezzi di cuore sparsi per il mondo, e tutti a modo loro mi danno ancora soddisfazione e amore. Nei racconti dei padroni, nelle foto che vedo sui social, nei video che mi mandate… Si crea un rapporto e un legame particolare. Quindi il post adozione per me è solo il seguito di tutto quello che ho costruito prima. >>
<<Bene, ci siamo, cosa ne pensi ora?>>
<<Ora direi che le cose importanti sono state dette.>>
<<Grazie. Per questa intervista, per essere la nostra allevatrice e la persona straordinaria che sei.>>
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