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Tsunami

Aggiornamento: 6 ago 2021




La mia vita è come un livido sul braccio che guardi e pensi; “e questo quando cazzo me lo sono fatto?”.

Un susseguirsi continuo di domande a cui non puoi dare risposta se non ricordi in maniera esatta il modo, il motivo e il momento, in cui qualcosa ti è arrivato addosso e ti ha lasciato un segno.

Eppure succede, di continuo, ci alziamo la mattina, entriamo in doccia ed eccolo, un “blu” vicino al gomito, e l’altro sulla coscia. “Devo aver sbattuto…” come possiamo dimenticarci del dolore? Di come siamo bravi ad infliggerlo? A noi stessi tanto quanto agli altri. E intanto mentre litigo col miscelatore per decidere la temperatura dell’acqua continuo a guardare un’ematoma per volta per inventare ogni volta una storia nuova.

Cicatrici di guerra, di un’eterna lotta con me stessa. Io nemmeno più lo sento il dolore, quando prendo palate da qualche parte me ne accorgo solo grazie a quelle macchie colorate che mi escono sulla pelle di tanto in tanto. È che forse il livido più esteso io lo porto dentro e non si vede.

Questo è assurdo, ma siamo fatti così, indossiamo i peggiori dolori, e tutti però vedono solo ciò che appare. Tipo hai il gesso e la gente ti chiede “ma hai rotto una gamba?”, e tipo hai uno strappo nel cuore e la gente ti dice “ma quanto sei stronza!”. È che per la prima storia rispondi “Si, devo toglierlo tra 2 settimane”, e ai secondi invece come lo spieghi che “soffro, ho bisogno di te, ma non so come dirtelo.”?

Forse erroneamente pretendiamo che la gente un po’ ci arrivi da sola, che non si è sempre disposti a farsi rompere le palle, che a volte non te lo ricordi come te lo sei fatto quell’ematoma che scopri mentre ti impiastri di olio d’argan, e che la stessa cosa succede quando ti imbruttisci, perché nel primo caso ti scontri con un muro, un mobile o uno spigolo, nel secondo invece ti vengono sbattute in faccia le tue emozioni e i tuoi sentimenti, e questo è l’ematoma più difficile da far assorbire.

Perché un capillare che perde è un po’ come un fiumiciattolo che quando piove fa la pipì fuori dal vaso, ma quando è il cuore stesso ad esplodere… come lo fermi un cazzo di tsunami?


© 2023 by Elisa Varì

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